Rischia di andare definitivamente in tilt il settore della panificazione in Campania e nel salernitano, a causa dell’aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime e dell’energia dovuta allo scoppio del conflitto tra Russia ed Ucraina. A sostenerlo é il presidente dell’associazione panificatori della provincia di Salerno, che traccia un quadro fosco sia sulla situazione attuale del settore che sui suoi sviluppi. “Per noi le conseguenze sono drammatiche, siamo stati la categoria più colpita a trecentosessanta gradi – commenta – Dal caro energia, al gas, alla carta, siamo stati probabilmente il settore più colpito dagli aumenti. Il gas è alle stelle, la corrente è raddoppiata, la carta per confezionare i nostri prodotti e la plastica sono rispettivamente raddoppiate e triplicate. Uscendo dalla pandemia credevamo di avere una ripresa, ma durante il Covid non ci siamo mai fermati”.
L’arte bianca, infatti, è stata una delle poche a lavorare continuativamente anche durante le fasi più buie dell’epidemia.
“E, tutto questo – prosegue Guariglia -.nonostante fortissime ripercussioni a livello economico patite nel corso degli ultimi due anni. Infatti, nonostante la nostra attività di panificazione non si sia mai fermata completamente, in quanto anche durante il lockdown abbiamo lavorato, siamo stati costretti a ridurre notevolmente i nostri ricavi”. Il crollo dei ricavi legato al calo della domanda da parte di alcuni importanti mercati di approvvigionamento ha fatto la sua parte.
“Tutto questo – ha continuato Guariglia ha colpito soprattutto chi, nel nostro settore, lavorava, ad esempio, con la ristorazione, che prevede continui approvvigionamenti di pane: l’intero canale di distribuzione verso i ristoranti si è fermato per mesi per via della chiusura prolungata di questo tipo di attività. Per non parlare poi, della chiusura di uffici e scuole che anche ha ridotto notevolmente i nostri margini, sia direttamente, attraverso il crollo della richiesta forniture da parte di questi enti, che indirettamente, tramite il calo della richiesta da parte dei bar dei panificati per la prima colazione”. Un problema importante è quello delle tariffe del pane: impossibile praticare prezzi più più rispetto a quelli attualmente applicati.
“Purtroppo già da un bel po’ il pane era venduto sotto quota, già si attestava tra i 3 ed i 4 euro e noi praticavano un prezzo decisamente più basso: questa situazione si è andata ad aggravare ulteriormente – ha continuato Guariglia – Al Nord, al momento, in molti esercizi il pane viaggia tra gli 8 ed i 9 euro al kg: si tratta di una tariffa assolutamente non praticabile dalle nostre parti, nemmeno lontanamente: scaricare ulteriormente sul popolo questi aumenti andrebbe semplicemente a generare una vera e propria rivolta popolare. Di conseguenza, però, molti dei nostri colleghi potrebbero essere costretti a chiudere, non potendo sopportare ulteriori aggravi in termini di costi da sostenere”.
Il rischio, in altri termini, è quello di un crac totale del sistema. “Tra qualche mese – ha concluso Guariglia – c’è il rischio del fallimento dell’intera panificazione. Questo potrebbe essere gravissimo in Campania, che ha una storia ed una tradizione davvero millenaria in quest’ambito: purtroppo, però, risulta davvero impossibile poter andare avanti. Molti saranno costretti a fare compromessi al ribasso offrendo una qualità del pane decisamente più bassa, molti colleghi stanno cercando di fare il possibile per non poter chiudere, ma il rischio di un default totale del sistema, purtroppo, è davvero concreto”.
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