Da anni ormai il settore oleario italiano versa in una situazione di stallo, a causa dei motivi più diversi, da una quantità di produzione nazionale non in grado di soddisfare il fabbisogno, alla mancanza di “sistema” tra i diversi attori della filiera – dalla produzione, alla trasformazione, all’imbottigliamento, alla distribuzione e vendita – alla forte pressione promozionale a cui l’extravergine è sottoposto nella grande distribuzione organizzata, che non aiuta il consumatore a capire che tipo di prodotto sta acquistando.
Per cambiare le carte in tavola Federolio, Coldiretti e Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano) hanno deciso di promuovere un progetto davvero rivoluzionario: un olio extravergine italiano certificato, con una tracciabilità assicurata lungo tutta la filiera e caratteristiche organolettiche e chimico-fisiche ben individuate.
Vediamo meglio di cosa si tratta.
IL MERCATO DELL’OLIO IN ITALIA: LA RICERCA DOXA
Questa iniziativa si inscrive nell’alto fabbisogno di olio extravergine di oliva in Italia, come dimostrano i dati della ricerca Doxa commissionata da Federolio per approfondire il rapporto tra gli italiani e l’olio d’oliva.
I dati della ricerca sono molto chiari, e sottolineano la preferenza degli italiani, infatti:
L’85% delle persone intervistate ha confermato che è il più utilizzato
il 36% lo preferisce perchè è la tipologia migliore da utilizzare
il 27% lo sceglie perchè ha la qualità più alta rispetto agli altri prodotti
il 18% invece lo preferisce perché fa bene alla salute.
Per quanto riguarda la disponibilità degli italiani per l’acquisto dell’olio extravergine di oliva l’indagine ha mostrato che:
il 39% spende meno di 6 euro a litro
il 48% spende dai 6 ai 10 euro al litro
il restante 13% spende più di 10 euro al litro.
L’acquisto inoltre viene effettuato in modi diversi:
il 56% attraverso la grande distribuzione, con una frequenza d’acquisto inferiore al mese e con un prezzo medio di 6,2€ al litro
il 33% direttamente nel luogo di produzione con un prezzo medio che raggiunge gli 8,4€/l ed acquisti che avvengono un paio di volte l’anno (32%) e una volta l’anno (26%).
Infine la scelta viene veicolata tramite caratteristiche diverse, infatti gli italiani prendono in considerazione:
il 52% l’origine e la provenienza italiana delle olive
il 39% il rapporto qualità prezzo
il 31% la trasparenza di tutte le fasi produttive
il 23% la filiera produttiva certificata.
IL SETTORE DELL’OLIO EXTRAVERGINE ITALIANO
In Italia si stima che siano circa 825.000 le aziende olivicole con un patrimonio di oltre 350 cultivar differenti, una ricchezza e varietà uniche al mondo. Purtroppo per le caratteristiche delle aziende (dimensioni troppo piccole o specializzazione olivicola medico bassa) solo il 37% risulta essere competitivo sul mercato.
Lo scorso anno è stato caratterizzato da una forte ripresa produttiva attestandosi sulle 432.000 tonnellate, in fortissima crescita rispetto alle 182.000 del 2016 ma senza raggiungere le 475.000 del 2015, mentre l’annata 2018 vede protagonista nella produzione il Centro che beneficia dell’assenza della mosca olearia e il Sud trascinato dall’intraprendenza di chi, sempre di più, sceglie di investire proprio su questo settore.
Confermate le caratteristiche ormai distintive del nostro sistema: la produzione domestica è soggetta ad una fortissima variabilità e tendenzialmente in calo negli ultimi anni, il consumo è stabilmente superiore alla produzione sancendo la non autosufficienza del Paese e la necessità dell’import sia per far fronte alla domanda interna che per permettere l’export. La produzione nazionale è, infatti, fortemente insufficiente a coprire il fabbisogno interno e quello necessario alle attività di export, pari complessivamente a 1 milione di tonnellate. Se infatti si considera che il consumo interno di oli da olive (non solo extravergine) si attesta intorno alle 600mila tonnellate e che circa 400mila sono le tonnellate di cui le nostre aziende hanno bisogno per quell’attività di export che fa dell’Italia il primo Paese esportatore di olio da olive in confezioni, ben si comprende come sia da sempre strutturalmente indispensabile selezionare anche in mercati esteri l’olio che la produzione nazionale non è in grado di fornire. La produzione è concentrata principalmente al sud con la Puglia che da sola contribuisce con il 51,9% al totale nazionale, seguita da Calabria (13,6%) e Sicilia (11%). Lazio e Toscana raggiungono ciascuna il 4,3%.
OLIO EXTRAVERGINE ITALIANO CERTIFICATO: IL PROGETTO DI FEDEROLIO, COLDIRETTI E UNAPROL
A fronte di tutti i problemi che stanno intaccando il sistema della produzione e della distribuzione dell’olio, si iscrive il progetto “olio certificato”. Federolio, Coldiretti e Unaprol hanno deciso di lavorare insieme per offrire al consumatore un prodotto sempre più rispondente alle sue specifiche aspettative e bisogni, le cui caratteristiche distintive siano facilmente riconoscibili e comprensibili nell’ambito dell’offerta dell’extravergine. Insomma, un modo per far riconoscere al consumatore l’olio buono, quasi al primo sguardo.
“Il primo intervento riguarda una reale segmentazione del prodotto, che all’interno della categoria extravergine presenta oli con caratteristiche molto diverse tra loro e una conseguente forbice di prezzo che varia tra i 4 e 50 euro al litro o più. Per aiutare il consumatore a scegliere il prodotto più adatto alle sue esigenze, al suo gusto e alla sua capacità di spesa dovrà arrivare sul mercato un olio certificato, con una tracciabilità assicurata di tutta la filiera e caratteristiche organolettiche e chimico fisiche ben individuate. Un olio dalla cui etichetta il consumatore evinca in maniera chiara la “promessa” del prodotto stesso” racconta Francesco Tabano, Presidente di Federolio.
Cosa ne pensate di questa iniziativa ? Siete d’accordo nell’istituzione di un olio totalmente certificato? Scriveteci