Con il grande caldo arriva lo sconto per le birre artigianali grazie al taglio del 40% delle accise sulle produzioni dei microbirrifici che spingono l’aumento degli acquisti Made in Italy. E’ quanto annuncia la Coldiretti in relazione all’entrata in vigore lunedì 1 luglio del Decreto inserito nella Legge di Bilancio 2019 che prevede un alleggerimento del peso del fisco per chi produce fino a 10mila ettolitri/anno con ben 9 microbirrifici su 10 che beneficeranno dell’agevolazione secondo un’analisi di Coldiretti. Un bonus che si traduce in un sostegno al consumo di una bevanda che – sottolinea la Coldiretti – riscuote un successo crescente in Italia dove si assiste ad una moltiplicazione di iniziative imprenditoriali con 862 birrifici agricoli e artigianali, in aumento del 330% negli ultimi dieci anni
Un risultato – precisa la Coldiretti – spinto dall’aumento dei consumi hanno raggiunto i 33,6 litri, il massimo di sempre, con un incremento del 14,3% negli ultimi dieci anni. Nel 2018 per la prima volta nella penisola i brindisi a base di birra hanno superato 20 milioni di ettolitri conquistando oltre la metà degli italiani. La birra è sempre più bevanda di degustazione con richiami al territorio e al Made in Italy valorizzando l’origine nazionale delle materie prime utilizzate, con più di 6 boccali su 10 che vengono consumati in casa, con familiari e amici.
Il balzo della birra italiana – sottolinea Coldiretti – è favorito da una forte diversificazione dell’offerta in particolare nella birra artigianale per un consumo che è diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari: dalla birra aromatizzata alla canapa a quella pugliese al carciofo di colore giallo paglierino, dalla birra senza glutine al riso Carnaroli del Piemonte a quella con la zucca, dalla birra con le arance di Sicilia a quella con le scorze di bergamotto, da quella alla ciliegia a quella con le fragole, da quella al miele di erica alla birra con le prugne e non mancano neppure la birra aromatizzata al pane e quella al grano saraceno.
Con l’inizio dell’estate 2019 la Coldiretti ha promosso la nascita del Consorzio a tutela della birra artigianale Made in Italy che garantisce l’origine delle materie prime, dal luppolo all’orzo e la lavorazione artigianale creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari. Il boom delle birre artigianali made in Italy infatti ha spinto le semine di orzo che aumentano quest’anno del 3% per un totale di 267868 ettari, secondo stime della Coldiretti.
Oltre a contribuire alla crescita dell’economia dei territori – spiega Coldiretti – la birra agricola e artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni che vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole con forme distributive innovative come i “brewpub” o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica. Si stanno creando anche nuove figure professionali – evidenzia Coldiretti – come il “sommelier delle birra” che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite opportune tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato e individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali con primi piatti, carne o pesce e anche con i dolci. Ben il 48,3% dei consumatori beve birra per accostarla ai cibi a cui si abbina alla perfezione secondo un’analisi di Coldiretti su dati Astraricerche.
Da nord a sud della penisola – evidenzia Coldiretti – il comparto della birra alimenta una filiera che, fra occupati diretti e indotto, offre lavoro a oltre 140mila persone. E volano le esportazioni che – sottolinea Coldiretti – nel primo trimestre del 2019 hanno fatto un balzo del 33% segnando il record storico di sempre, anche in quei Paesi per i quali la birra è una specie di tradizionale nazionale: dai pub del Regno Unito, dove finisce quasi la metà dell’export italiano, che hanno aumentato il loro consumo di quasi il 25% nel primo trimestre del 2019 a quelli della vicina Irlanda dove gli acquisti di birra sono più che raddoppiati (+114%) come in Germania (+113,5%), dagli Stati Uniti che sono il secondo importatore dopo la Gran Bretagna e sono cresciuti di oltre il 36% ai veri e propri record in Spagna dove la “cerveza” italiana è triplicata o in Olanda dove – conclude la Coldiretti – è addirittura quintuplicata, ma volano anche paesi del nord Europa come la Norvegia che sfiora l’80% di crescita.
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