Assessore al Welfare della Regione Lombardia: ‘250 persone in isolamento’
E’ morto all’ospedale di Padova uno dei due pazienti positivi al coronavirus. Lo conferma all’ANSA il governatore Luca Zaia.
Il paziente deceduto per coronavirus in Veneto aveva 78 anni ed era un muratore in pensione. L’uomo, ricoverato già da una decina di giorni per precedenti patologie, è spirato questa sera all’ospedale di Schiavonia (Padova), e non nell’ospedale del capoluogo euganeo, come riferito in un primo tempo. “Non c’è stato neppure il tempo per poterlo trasferire” ha detto il governatore Luca Zaia.
Due mesi dopo il primo caso registrato a Wuhan, il coronavirus esplode anche in Italia: 15 sono i contagiati individuati al momento in Lombardia e uno in Veneto mentre il diciassettesimo, un anziano di 78 anni, non ce l’ha fatta: è morto nell’ospedale di Schiavonia, dove era ricoverato. Ma non è finita: sono centinaia le persone che hanno avuto contatti diretti con loro e sono in attesa di conoscere i risultati dei test e più di 50mila cittadini in provincia di Lodi sono, di fatto, in quarantena a casa loro. “Manteniamo altissima la linea di precauzione – prova a rassicurare il premier Giuseppe Conte – Dovete fidarvi, stiamo adottando tutte le iniziative necessarie per la popolazione, niente allarmismo sociale e niente panico”. Ma Matteo Salvini attacca: “I contagi aumentano, bisogna blindare i nostri confini”. La situazione è seria, anche perché non è ancora stato individuato con certezza il ‘portatore’, o i portatori del virus. Che, dunque, potrebbero aver contagiato altre decine di persone in diverse parti d’Italia. E’ noto, invece, il ‘caso indice’: un 38enne di Codogno che martedì 18 si è presentato all’ospedale con sintomi influenzali ma che, al termine della visita, è stato rimandato a casa. Il giorno dopo l’uomo è tornato e questa volta è stato ricoverato fino a giovedì sera, quando i test hanno dato il responso: positivo al coronavirus. Immediato è scattato l’isolamento al Sacco di Milano. Ma era già tardi. Nei giorni precedenti il 38enne ha infatti condotto la vita di tutti i giorni, incontrando decine di persone: è andato al lavoro, nel reparto amministrazione dell’Unilever di Casalpusterlengo, ha partecipato a due corse – una mezza maratona a Santa Margherita Ligure il 2 febbraio e una il 9 con la sua squadra a Sant’Angelo Lodigiano – ha giocato a calcetto, è stato ad almeno tre cene e incontri di lavoro. Come ha preso il virus? Al momento l’ipotesi prevalente è che possa esser stato contagiato durante una cena con un suo amico. Quest’ultimo, un italiano che lavora per la ‘Mae’ di Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza, è rientrato dalla Cina il 21 gennaio. Agli inizi di febbraio, tra l’1 e l’8, ha accusato dei sintomi influenzali e proprio in quei giorni ha incontrato il 38enne. L’uomo è però risultato negativo ai test, il che può significare solo due cose: o non è lui il portatore o ha avuto il virus, è guarito e ha sviluppato degli anticorpi. Lo diranno i risultati degli esami del sangue in corso allo Spallanzani.
Quel che però è già certo è che dal 38enne il virus si è diffuso in almeno altre 14 persone: la moglie, un’insegnante che è in maternità e solo per questo non ha avuto contatti con gli studenti, un suo amico con cui corre abitualmente, 5 tra medici e sanitari e 3 pazienti dell’ospedale di Codogno, 3 anziani tra i 70 e gli 80 anni clienti di un bar gestito dal padre dell’amico corridore ed una quattordicesima persona di cui non si sa niente, se non che non è il medico di base che aveva visitato il 38enne. Sono tutti in condizioni “serie” dicono i medici. “Nostro figlio è gravissimo – confermano i genitori del 38enne, in autoquarantena a casa – è intubato, è una cosa penosa, siamo distrutti”. Il lavoro che si sta facendo ora è ricostruire tutti i contatti avuti da queste persone. Che sono centinaia se non migliaia. Tanto per essere chiari: solo il 38enne ha avuto rapporti con 120 colleghi dell’Unilever, 70 tra medici e personale sanitario e 80 persone che fanno parte della sua più stretta cerchia, a partire dai 40 della sua squadra di corsa. Ecco perché la Regione, d’intesa con il Governo, non ha potuto far altro che far scattare una serie di “misure restrittive” in 10 comuni, un’area dove abitano 50mila persone. Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d’Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e Sanfiorano sono in isolamento. “Il piano adottato prevede scelte forti” spiega il ministro della Salute Roberto Speranza elencandole: una permanenza domiciliare ‘obbligatoria’ e la sospensione di ogni manifestazione pubblica, di attività commerciali, lavorative, sportive e scolastiche. “Dobbiamo trattenere il virus dentro quell’area” dice ancora Speranza che poi conferma le misure già adottate: obbligo di quarantena “fiduciaria” per chi torna dalla Cina, e sorveglianza attiva per chi è stato nelle aree a rischio, con obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie al rientro in Italia. Sono inoltre già pronte anche due caserme della Difesa a Milano e Piacenza con 180 posti, per accogliere chi dovrà andare in quarantena. E non è escluso, lo ha ribadito anche oggi il Commissario Borrelli, che possano essere requisiti anche degli alberghi. Ma c’è un altro fronte. Quello del Veneto. Due anziani di Vo’ Euganeo di 78 e 67 anni sono risultati positivi ai primi test e sono stati ricoverati all’ospedale di Padova. Il 78enne, però, non ce l’ha fatta ed è morto nella tarda serata. I due, ha detto il governatore Zaia, non sono mai stati in Cina e non hanno avuto contatti con persone rientrate dal paese asiatico. Anche in questo caso bisognerà capire come sono stati contagiati. A Piacenza, infine – dove la prefettura ha deciso lo stop alle partite di basket, di calcio e degli altri eventi sportivi previsti nel fine settimana – è risultata negativa una collega del dipendente Unilever, sintomatica, che era stata ricoverata stamani in ospedale.