Sono 399 le startup italiane e internazionali dell’agri-food, nate tra il dicembre 2011 e il dicembre 2017, che perseguono obiettivi di sostenibilità sociale, ambientale e economica. Secondo la prima ricerca dell’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano, circa il 20% delle 2.026 startup mondiali censite come attive nell’agroalimentare, presentano modelli di business che propongono soprattutto soluzioni innovative per un uso più efficiente delle risorse, l’introduzione della ‘filiera cortà o l’utilizzo di materiali naturali nella produzione.
Ed in questo quadro, l’Italia è uno dei paesi con maggior densità di startup agri-food sostenibili, preceduta solo da Israele e Spagna, ma presenta un mercato ancora in lenta evoluzione: con una media di 300 mila dollari di finanziamento, contro la media globale pari a 2,4 milioni di dollari per startup, le nuove imprese fanno ancora fatica a raggiungere stabilità economica e scalabilità del business, segnala il rapporto presentato questa mattina a Milano, nell’ambito del convegno “Innovazione, Collaborazione e Circolarità: i tre ingredienti per la sostenibilità del sistema agroalimentare”.
Intanto, secondo gli studiosi, “si distinguono casi di successo di imprese del settore che hanno esplorato soluzioni circolari per ridurre lo spreco di cibo, rendendo più efficienti i processi e rafforzando la responsabilità sociale d’impresa, ma si fa ancora fatica a passare da azioni ‘isolatè ad una prospettiva di filiera che attivi collaborazioni dal grande potenziale, tra imprese, startup e anche soggetti di altri settori (no profit, imprese sociali, settore pubblico)”.
“Nel settore agroalimentare, innovazione e collaborazione sono gli ingredienti chiave per sistemi più sostenibili, circolari e inclusivi, in grado di ridurre lo spreco alimentare e, più in generale, puntare alla ‘trasformazione sostenibile’ delle imprese – afferma Alessandro Perego, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e Responsabile scientifico dell’Osservatorio -. L’applicazione dei principi della circolarità nel settore infatti richiede nuove soluzioni per prevenire e gestire le eccedenze alimentari, innovazioni di prodotto e tecnologiche, ma anche riprogettazione dei processi gestionali e logistici, fino alla riconfigurazione dell’intera supply chain e della collaborazione tra imprese e altri attori in ottica di sistema. Le startup contribuiscono in misura sempre più decisiva alla spinta innovativa, promuovendo nuovi modelli di business per la sostenibilità sociale e ambientale che attirano le imprese alla ricerca di idee per rafforzare il proprio posizionamento e rispondere alle esigenze di consumatori sempre più sensibili alle sfide sociali e ambientali”.
FONTE: http://www.repubblica.it