C’è un periodo dell’anno nel quale, sembrerà banale, ma ogni problema, ogni paturnia, ogni cosa che ci spinge quotidianamente verso il grigiore della vita terrena si rimpicciolisce, diviene irrisorio, quasi insignificante. Questo periodo coincide con il Natale, la festività per definizione più magica dell’anno. Così, d’un tratto, si ritorna bambini, colmi di sogni meravigliosi e di puerili desideri.
Vi è una cosa, sopra le altre, forse assieme alle musiche tipicamente natalizie e ai maglioni con le renne, che ci catapulta in un mondo trasognato, fatto di tazze di cioccolata calda ai piedi del caminetto a casa dei nonni e questa cosa è il cibo. Il cibo è il leitmotiv, o meglio il tratto d’unione, quella soave connessione tra il nostro ordinario, la nostra quotidianità e quella meravigliosa vocina interiore che ci ricorda quanto possa essere meravigliosa la vita, se ci lasciamo trasportare dalla magia dei ricordi.
Ricordi che narrano di fritture, di zeppoloni di Natale, fritte nell’olio extravergine d’oliva, preparate al momento con maestria, formate a mani nude, passate con decisione nello zucchero abbondante, perché secondo la tradizione popolare, i granelli si devono sentire uno ad uno! Per i più esigenti, anche la variante con le patate nell’impasto, tradizionalmente invece composto da farina 00, uova, latte, lievito di birra e acqua. оформить ипотеку в новостройке
Ancora, tornando con la mente alle adorabili cucine delle nostre nonne, piene d’accessori, tutte profumate di vita e di tè alla cannella, possiamo menzionare gli struffoli, piccoli pezzetti di pasta fritta e unita nelle forme più disparate alle nocciole paesane, precedentemente tostate a mestiere. Gli struffoli sono un dolce tipico, solitamente chiuso a forma di ciambella che, secondo le tradizioni contadine, ricorda una ghirlanda natalizia. Adornati di zuccherini, canditi e colori, totalmente coperti di buon miele; gli struffoli sono quanto di più vicino si possa accostare al Natale.
Una curiosa mescolanza, un incrocio tra le zeppole fritte e gli struffoli sono gli “scauratiell” un dolce tipico dell’hinterland cilentano, delle piccole zeppole chiuse a incrocio all’estremità, fritte nell’olio extra vergine di oliva bollente e realizzate con soli 3 ingredienti: acqua bollente, scorzette di arancia, farina. Gli scauratielli sono intinti nel miele e serviti caldi, così, nel pieno della loro semplicità.
Su una tavola natalizia, poi, non possono assolutamente mancare i castagnacci, “buccnott”, nel gergo e nella tradizione campana tutta. Questi dolcini, davvero gustosissimi, che ricordano nella forma dei ravioli, tant’è che vengono chiusi con il medesimo procedimento, hanno un delizioso ripieno di impasto di castagne bollite, con l’aggiunta di cacao amaro e liquore strega. Vengono successivamente chiusi e fritti, sovente vengono copiosamente spolverati con lo zucchero a velo.
Alcune tradizioni rurali, da nord a sud, vedono anche la presenza, tra i dolci tipici del Natale, il salame di cioccolata. Fatto anch’esso con pochi, semplici ingredienti: cioccolato fondente, burro, biscotti della dispensa e noci. Piuttosto scontata, anche se predominante ed indiscussa, in ogni dove e fortemente in espansione la presenza di panettoni nei gusti più assurdi e disparati e del cugino pandoro.
Insomma, in ogni angolo del mondo pare esserci un filo conduttore, sebbene invisibile, che conduce in un medesimo luogo: la nostra memoria “affettiva” anzitutto, che, semplicemente grazie ad un profumo, a un dolce sentore, ci conduce a quanto di dolce il Natale ci abbia sempre riservato. È un attimo e torniamo, purtroppo soltanto con la mente e col cuore, a quei luoghi ameni, fatti di risate, di armonia, di grembiuli infarinati, di note agrumate, di sentori adorabili, di frutta secca, gusci e tanto amore.