The United States is Italy’s largest wine export market and probably also the top consumer for most luxury wines. The US has had a long wine affair with Italy and its wines going back at least 60-70 years when the popular wine (beverage) of those days was Lambrusco, especially the sweetest version that most folks easily understood and really conquered the market due to the low alcohol/high sugar content.
Over the years, new wines entered the market with good success such as Soave and Valpolicella as well as Chianti. But also Verdicchio, in its fashionable (for the time) fish/amphorae bottles had a moment of success and so it was for Taurasi. Some had ups and downs, came and went while others have stayed and have grown immensely in popularity and market share.
Others have arrived over the 80s & 90s like Pinot Grigio that is now everywhere by the truckloads but also, Barbera (in its many denominations) and Montepulciano d’Abruzzo as well as Nero d’Avola. What made so many wines popular and recognizable to a wide audience in the US are a series of factors such as the migrations of many Italians to the US (especially Southern Italians in the last 50 years), Italian food being recognized at the highest level of quality for its ingredients, freshness and deliciousness, the many specialized restaurants and food markets that have opened across country, and lastly the fact that Americans love Italy and love to travel and vacation there and not anymore only to visit Roma, Firenze and Venezia but also throughout some of the more remote and still wild areas of the country.
In the last 10 years a “new” Italian wine phenomenon has hit the US, Prosecco. Over this short period of time sales have skyrocketed and continue to grow, just as much as the many labels offered and this is a true incredible success story and it is here to stay for a very long time.
But what about all the other many great wines that Italy produces? My perspective is based on the reality I live in, which is New England and in the last 5-10 years I have witnessed a flourishing and booming market for all Italian wines from the ones made with the unknown grapes Valle d’Aosta (Prie’ Blanc, Fumin) to the marvelous Etna’s reds and whites as well as a re-birth of Campania’s classics like Falanghina, Fiano, Greco and Aglianico, but also Basilicata’s Vulture, Piedmont’s Timorasso and Abruzzo’s Pecorino are hot topics.
In conclusion, all Italian wines have been welcomed and found a home on someone’s table and now more than ever this should be a good reason for being positive in the wait for better days for all invested in the world of wine.
Ciro Pirone – Horizon Beverage – Director of Italian Wine
traduzione
Una prospettiva del vino dagli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti sono il più grande mercato di esportazione di vino in Italia e probabilmente anche il principale consumatore per la maggior parte dei vini di lusso. Gli Stati Uniti hanno avuto una lunga storia vinicola con l’Italia ei suoi vini che risale ad almeno 60-70 anni, quando il vino popolare (bevanda) di quei giorni era il Lambrusco, in particolare la versione più dolce che la maggior parte della gente capì facilmente e conquistò davvero il mercato grazie a il basso contenuto di alcol / alto contenuto di zucchero. Negli anni sono entrati nel mercato con buon successo nuovi vini come Soave e Valpolicella oltre al Chianti. Ma anche il Verdicchio, nelle sue bottiglie di pesce / anfore alla moda (per l’epoca) ebbe un momento di successo e così fu per Taurasi. Alcuni hanno avuto alti e bassi, sono andati e venuti mentre altri sono rimasti e sono cresciuti immensamente in popolarità e quota di mercato.
Altri sono arrivati negli anni ’80 e ’90 come il Pinot Grigio che ormai è ovunque a carico dei camion, ma anche Barbera (nelle sue numerose denominazioni) e Montepulciano d’Abruzzo oltre al Nero d ‘Avola. Ciò che ha reso così tanti vini popolari e riconoscibili a un vasto pubblico negli Stati Uniti sono una serie di fattori come le migrazioni di molti italiani negli Stati Uniti (in particolare gli italiani del sud negli ultimi 50 anni), il cibo italiano riconosciuto al più alto livello di qualità per gli ingredienti, freschezza e bontà, i tanti ristoranti specializzati e mercati alimentari che hanno aperto in tutto il paese, e infine il fatto che gli americani amano l’Italia e amano viaggiare e vacanze lì e non più solo per visitare Roma, Firenze e Venezia ma anche in alcune delle zone più remote e ancora selvagge del paese.
Negli ultimi 10 anni negli Stati Uniti ha colpito un “nuovo” fenomeno enologico italiano, il Prosecco. In questo breve periodo di tempo le vendite sono salite alle stelle e continuano a crescere, così come le tante etichette offerte e questa è una vera incredibile storia di successo ed è qui per restare per molto tempo.
Ma che dire di tutti gli altri tanti grandi vini che l’Italia produce? La mia prospettiva si basa sulla realtà in cui vivo, che è il New England e negli ultimi 5-10 anni ho assistito a un mercato fiorente e in forte espansione per tutti i vini italiani da quelli prodotti con le sconosciute uve Valle d’Aosta ( Prie ‘ Blanc, Fumin ) ai meravigliosi rossi e bianchi dell’Etna e una rinascita di classici campani come Falanghina, Fiano, Greco e Aglianico, ma anche il Vulture della Basilicata, il Timorasso piemontese e il Pecorino d’Abruzzo sono temi caldi.
Insomma, tutti i vini italiani sono stati accolti e hanno trovato casa sulla tavola di qualcuno e ora più che mai questo dovrebbe essere un buon motivo per essere positivi nell’attesa di giorni migliori per tutti coloro che hanno investito nel mondo del vino.