Agricoltura digitale
Il mercato italiano dell’agricoltura 4.0 è quasi triplicato in un anno, arrivando a valere circa 400 milioni di euro. Sono oltre 300 le soluzioni sul mercato, adottate dal 55% delle aziende agricole intervistate nell’ambito della Ricerca 2018 dell’Osservatorio Smart AgriFood. Ecco tutti i dati
Bisogna sfatare due miti: le aziende agricole italiane non sono ‘digitali’; l’innovazione è sinonimo di agricoltori giovani. Secondo i dati della Ricerca 2018 dell’Osservatorio Smart AgriFood presentati a Brescia, il 55% delle imprese agricole intervistate ha adottato almeno una delle oltre 300 soluzioni 4.0 oggi disponibili sul mercato: dall’agricoltura di precisione fino all’utilizzo di gestionali aziendali passando per piattaforme di tracciabilità dei prodotti.
Età e titolo di studio non sembrano influire sulla capacità degli agricoltori di innovare, almeno secondo le risposte date dai 766 titolari intervistati. La riduzione dei costi di esercizio e l’aumento di qualità e produzioni sono i driver che portano la maggior parte delle aziende ad innovare, mentre la raccolta e gestione del dato per l’ottimizzazione dei processi di filiera è ancora poco considerata dagli agricoltori.
“Eppure i dati sono il vero petrolio. La loro raccolta, raffinazione e sfruttamento rappresenterà una enorme fonte di ricchezza per gli agricoltori e la filiera in generale”, ha spiegato Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood (School of Management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise – Research & Innovation for smart enterprises dell’Università degli studi di Brescia) durante l’evento di presentazione dei risultati della Ricerca 2018. “Tra gli attori del settore emerge ancora poca chiarezza su come sfruttare queste opportunità. Un segnale che serve investire nella creazione di sane competenze, al di là delle mode”.
E’ il titolo dell’evento a delineare la strategia per il futuro del made in Italy: Il digitale scende in campo, ma la partita è di filiera!. Il 45% degli agricoltori intervistati è cosciente delle potenzialità dei dati, ma non gli è ancora chiaro come valorizzarli, in azienda e lungo tutta la filiera.
A fare un po’ di evangelizzazione e a ideare modi nuovi per sfruttare i dati sono le startup (alcune presenti all’evento), che li sfruttano nell’85% dei casi. L’Italia si colloca davanti a tutti gli altri paesi europei per numerosità, ma con appena 25,3 milioni di euro di finanziamenti (pari all’1% del finanziamento complessivo) appare ancora marginale per capacità di raccogliere capitali.
Le startup sono responsabili per il 20% del valore del mercato dell’agricoltura 4.0, cresciuto del 270% in un anno, arrivando a toccare quota 370-430 milioni di euro. Un settore in crescita dunque, ma ancora piccolo se si pensa che il comparto a livello globale vale circa 7 miliardi di dollari, di cui il 30% generato in Europa.
L’Osservatorio ha mappato 110 imprese del comparto (74% brand affermati e 26% startup) che offrono oltre 300 soluzioni tecnologiche di agricoltura 4.0, con ruoli e posizionamento molto diversi lungo la filiera. Il 49% delle aziende sono fornitrici di soluzioni avanzate come Internet of Things (IoT), robotica e droni, il 22% di soluzioni di data analysis, il 16% di macchine e attrezzature per il campo, il 7% produce componentistica e strumenti elettronici, mentre nel 3% dei casi sono realtà produttive in ambito agricolo.
Le soluzioni più frequenti sono i sistemi utilizzabili trasversalmente in più settori agricoli (53%), seguite da quelle rivolte al comparto cerealicolo (24%), ortofrutticolo (24%) e vitivinicolo (16%). Cresce, anche se molto lentamente, l’attenzione per l’internet of farming, abilitato dal 14% delle soluzioni offerte: quasi l’80% delle soluzioni è applicabile in fase di coltivazione, il 13% supporta la fase di pianificazione, il 4% il monitoraggio degli stock e il 3% la logistica aziendale.
Questi i dati relativi all’offerta di soluzioni innovative. Ma che cosa chiedono le aziende agricole? La maggioranza dei 1.467 intervistati vuole soluzioni che permettano di tenere sotto controllo i costi di produzione, massimizzando qualità e produttività. Il 55% delle aziende dichiara di utilizzare macchinari o tecnologie avanzate per la pianificazione delle colture, la semina, la coltivazione, il raccolto, e fra questi il 45% lo fa da più di cinque anni. E se l’età anagrafica del conduttore non influisce negativamente sull’innovatività dell’azienda, lo fa l’estensione. Sotto i 10 ettari solo il 25% delle aziende adotta soluzioni 4.0, contro il 65% di quelle sopra i 100.
La parola agli attori della filiera
Per dare voce agli attori della filiera l’Osservatorio Smart AgriFood ha messo attorno ad un tavolo diversi stakeholder: dai costruttori di macchine agricole fino agli agricoltori. Per Paolo Cesana, di Same Deutz-Fahr, il trattore è una incredibile fonte di dati che possono essere utilizzati per aiutare l’agricoltore ad ottimizzare le produzioni e per aumentare l’efficienza del mezzo stesso.
Uno tra i primi ad aver introdotto i principi dell’agricoltura 4.0 è stato Nino Chiò, risicoltore novarese e ideatore di Riso Preciso. Una impresa che ha iniziato con la guida assistita per eliminare le sovrapposizioni e che oggi gestisce tutte le attività colturali in un’ottica di precision farming. Come fa anche Giovanni Giambi, di Agrisfera, una cooperativa con 4mila ettari in provincia di Ravenna, che da quando ha sposato l’agricoltura 4.0 ha visto una contrazione dei costi e un aumento delle rese.
Se Andrea Cruciani, ceo della startup Agricolus, ha spiegato le potenzialità dei Dss (Decision support system), Ilaria Locatelli, di A2A Smart City, ha invece parlato di connettività nelle zone rurali. Mentre Ivano Valmori, fondatore di Image Line e direttore di AgroNotizie, ha ripercorso i trenta anni dell’azienda e ha sottolineato l’importanza che vi sia una integrazione tra le varie piattaforme digitali, pubbliche e private, per fornire un valore aggiunto all’agricoltore senza aggravarlo di ulteriori oneri.
Fonte: Agronotizie
Autore: Tommaso Cinquemani