Per la maggioranza è stato come un colpo di fulmine: l’agroalimentare ce l’avevano nel sangue. Solo per una sparuta minoranza è stata una scelta di ripiego. Le donne imprenditrici nella filiera del food made in Italy sono sempre di più. Tanto che il settore oggi, con una percentuale del 18%, è al terzo posto tra quelli con la maggiore concentrazione femminile, dopo commercio e servizi. Lo rivela una ricerca di SWG commissionata da Pink Lady, il brand della mela con il bollino a forma di cuore. In Italia sono oltre 600mila le donne alla guida di una impresa agroalimentare, rappresentano quasi il 30% del totale della filiera. E nel mondo del food stanno innestando innovazione e sensibilità verso la salvaguardia ambientale, la sostenibilità della produzione, la tutela del paesaggio. L’indagine ha coinvolto un campione di donne imprenditrici del settore di età compresa tra i 29 e i 65 anni.
Partendo da un dato incoraggiante: l’occupazione femminile nell’agroalimentare aumenta sempre di più. In soli quattro anni, dal 2014 ad oggi, le imprese al femminile sono cresciute di quasi 30mila unità, arrivando a quota 1,331 milioni, pari al 21,86 % del totale. Una vera e propria avanzata sostenuta da una scelta precisa. Per ben il 54% delle intervistate l’agroalimentare ha infatti rappresentato un approdo consapevole, solo il 40% ha vissuto il settore come una occasione e appena il 6% lo ha considerato un semplice ripiego.
Imprenditoria in rosa
Quasi tutte hanno uno spirito imprenditoriale molto spiccato: il 60% ha sempre avuto in mente di lavorare in proprio, o fondando un’azienda ex novo o prendendo in mano le redini dell’impresa di famiglia. Tutto in linea con il resto dell’Europa. Da una indagine Eurostat emerge infatti che nella Ue il 37% della forza lavoro dell’agroalimentare è femminile mentre una azienda su cinque è condotta da una donna, maggiormente stimolata rispetto a un uomo a dare valore alla filiera corta, a prendersi cura del bene comune e a reimparare dalla natura valori dimenticati. Tra i fattori chiave per raggiungere il successo imprenditoriale le imprenditrici mettono ai primi tre posti la tenacia (60%), l’amore per il proprio lavoro (53%), le competenze ma anche lo stimolo a proseguire che deriva dall’essere autonome (27%). E tra le nuove tendenze non hanno dubbi: l’attenzione al cibo, alla nutrizione, alle nuove forme di vendita come quelle che puntano sull’online o sui prodotti a chilometro zero, rappresentano una marcia in più per crescere, i trend del mercato del food da agganciare. Tutto bene? Non proprio.
Gender gap anche nel food
Tanta passione non è coronata da una adeguata gratificazione economica. Il settore risente ancora, infatti, del gender gap: le donne titolari di impresa guadagnano mediamente il 6% in meno dei colleghi uomini. Un divario che non si riscontra solo in Italia ma anche negli altri Paesi Ue.
FONTE: https://www.ilsole24ore.com