Gli italiani hanno una dieta di buona qualità, ma per alcune fasce della popolazione c’è il rischio di sviluppare carenze di nutrienti: il calcio per gli adolescenti, il ferro per bambini e donne in età fertile, lo zinco per adulti e anziani di entrambi i sessi. C’è anche il problema dell’esposizione dei bambini ad alcune sostanze contaminanti potenzialmente pericolose. Questo è il risultato del primo studio di dieta totale (TDS) condotto dall’Istituto superiore di sanità dal 2012 al 2014, che per la prima volta ha valutato in maniera integrata l’assunzione di 65 nutrienti e contaminanti.
Per quanto riguarda il calcio, i livelli di assunzione della popolazione italiana sono generalmente buoni e superiori, per esempio, a quelli registrati in un analogo studio condotto in Francia dall’Anses. A preoccupare, però, sono i valori osservati negli adolescenti, che hanno fatto registrare in larga parte livelli al di sotto di quelli ritenuti ottimali in un’età in cui il fabbisogno di calcio è elevato. Secondo lo studio dell’Iss, l’assunzione di questo elemento è garantita per oltre la metà da latte e latticini (51%) e in misura minore da cereali (16%) e verdura (14%).
Restano critici anche i livelli di ferro – microelemento essenziale per la produzione di emoglobina – un po’ in tutte le fasce della popolazione, ma in particolare nelle donne in età fertile, a cui si aggiungono anche i bambini. Le donne in età fertile sono il gruppo con il fabbisogno di ferro più alto (ad eccezione delle donne in stato di gravidanza, che richiedono un apporto maggiore di nutrienti), a causa della perdita collegata alle mestruazioni (anche se non è la prima volta che la carenza viene osservata in questa fascia della popolazione).
Sono sotto i livelli ottimali anche i valori di zinco negli adulti e negli anziani. Lo studio ha osservato una carenza progressiva dall’adolescenza fino alla terza età. Lo zinco è un elemento essenziale in numerosi complessi enzimatici e per il funzionamento di alcuni ormoni.
Per quanto riguarda l’assunzione di contaminanti con la dieta, l’Iss evidenzia un’esposizione in generale bassa, inferiore rispetto a quella stimata dall’Efsa, che ha utilizzato però una metodica differente. Tuttavia, non bisogna sottovalutare l’esposizione ad alcune sostanze. L’aflatossina B1 è da tenere d’occhio negli adolescenti e nei bambini, che sono anche a rischio per l’esposizione al cadmio. Attenzione anche al metilmercurio e alle micotossine H-2 e HT-2. In misura minore, l’Iss ha registrato moderate criticità per i livelli di nichel, piombo, arsenico, alluminio, ocratossina A (una micotossina), diossine e PCB.
Lo studio di dieta totale aveva l’obiettivo di creare un campione rappresentativo degli alimenti che costituiscono la dieta della popolazione, del modo in cui vengono combinati, preparati e cotti. Per farlo i ricercatori hanno identificato 51 gruppi – che rappresentano il 99,7% dell’alimentazione degli italiani – suddivisi in 13 categorie. Sono stati raccolti oltre tremila campioni nei supermercati, nei discount e nei mercati, in modo da rispecchiare le abitudini di acquisto e la stagionalità. Infine, gli alimenti sono stati preparati e cucinati, proprio come nelle cucine domestiche e solo a quel punto sono stati analizzati per stimare i livelli di assunzione dei nutrienti.
FONTE: https://ilfattoalimentare.it