Non siamo qui per discutere dei rider, ma posso dire che in questo momento non abbiamo bisogno di contrapposizioni, che cerchiamo una soluzione virtuosa, che il tavolo condiviso avviato con il ministro del Lavoro Luigi Di Maio è un punto di confronto positivo». Daniele Contini, country manager di Just Eat in Italia, piattaforma per il food delivery diffusa in tutto il mondo – avrebbe lasciato cadere volentieri il discorso sui fattorini della gig economy e chiudere la conferenza stampa sul Ristorante Solidale lanciato a Roma, in Campidoglio, senza fare accenni alla questione delle loro tutele e delle soluzioni contrattuali che stanno tanto a cuore a Di Maio. Proprio nel giorno, poi, in cui il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, anticipando il ministro, ha presentato la legge a tutela di tutti i lavoratori che operano tramite piattaforme digitali: punti centrali, salario a tempo e assicurazione per malattia e infortuni.
Food delivery solidale
L’occasione per tornare sul tema è stata quella della presentazione del primo progetto di food delivery solidale nel Centro Italia. Una bella iniziativa già attiva a Milano e Torino che sbarca nella Capitale per combattere lo spreco alimentare sostenendo chi ne ha più bisogno. E per rendere più consapevoli i consumatori del valore del cibo. Partner di Just Eat (quotata in borsa a Londra), la Caritas di Roma e Pony Zero, società di servizi specializzata nella logistica dell’ultimo miglio e nella distribuzione urbana ecologica. Roma Capitale ha dato il suo patrocinio.
La Caritas e i diritti dei rider
Monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, è stato esplicito e diretto: ricordando che solo in Italia, ogni anno, le eccedenze non sfruttate di alimenti –145 kg di beni per famiglia – raggiungono un valore di 16 miliardi di euro, non ha esitato a parlare dei «diritti dei rider, ragazzi giovani per lo più, per i quali va definita la questione contrattuale». E ha aggiunto: «Il cibo che si butta via è come se lo si rubasse dalla mensa del povero. È quanto ci ha ricordato Papa Francesco. Dalle parole del Pontefice emerge come gli sprechi siano la conseguenza di quella cultura dello scarto nata dal pensiero individualista dei nostri giorni».
L’adesione di 14 ristoranti
Quattordici le attività romane che hanno aderito al Ristorante Solidale (Metro Gourmet Attitude, King of Salad, Sushi in the box, Burger King, Pani e Ripieni, Banco Fast Food, I love Burger, Naturale, Brasserie 28, T-Bone Station che partecipa all’iniziativa anche a Torino, TBSP – The BBQ & Smoke Project, Bakery House, Tyler e Chicchi’s): metteranno a disposizione pasta, riso, piadine, hamburger, panini, piatti di carne, verdure e pane. I pasti verranno consegnati alle comunità del Centro pronto intervento minori Tata Giovanni, a quella di Venafro e alla casa famiglia Villa Glori.
Legge antisprechi
Il progetto richiama in pieno il senso della legge 166/2016 che regola le donazioni degli alimenti invenduti con misure di semplificazione, armonizzazione e incentivazione, ma soprattutto stabilisce la priorità del recupero di cibo da donare alle persone più povere: «La legge antisprechi consente di recuperare le eccedenze e dare nuovo valore al cibo – ha dichiarato l’onorevole Maria Chiara Gadda, prima firmataria della norma – Quando una legge cammina sulle scelte di chi sa guardare alle persone più fragili e ai loro bisogni, allora diventa patrimonio culturale della intera collettività».
Particolarmente coinvolta l’assessora alla Persona, scuola e comunità solidale del comune di Roma Laura Baldassarre, già impegnata in attività di sostegno e inclusione sociale.
Donati 3.000 pasti caldi tra Torino e Milano
«Abbiamo deciso di portare Ristorante Solidale a Roma perché nei grandi centri i fenomeni critici come lo spreco alimentare hanno indubbiamente un impatto molto più elevato rispetto al resto d’Italia – ha spiegato Daniele Contini – siamo quindi certi che un progetto come questo possa fungere da leva per avviare un circuito virtuoso tra persone, ristoratori e istituzioni. Da febbraio 2017 Ristorante Solidale ci ha permesso di aiutare oltre 1.600 persone con circa 3.000 pasti caldi cucinati tra Milano e Torino, consegnati in circa 16 comunità delle Caritas».
Innovazione sociale, tecnologia e logistica
Il progetto di Just Eat è un mix di innovazione sociale, tecnologia e logistica: «Oltre a dare il nostro contributo alla consegna dei pasti, ci dà la possibilità di dimostrare con le nostre flotte ecologiche che è possibile tutelare le città effettuando consegne senza inquinare – ha concluso spiega Marco Actis, co-fondatore di Pony Zero – Siamo fortemente convinti che il percorso di sostenibilità sociale cui mira Ristorante Solidale debba essere parallelo a quello della sostenibilità ambientale».
FONTE: http://www.ilsole24ore.com